Panorami lungo la Via del Sale

Quante volte durante un’escursione, emozionati dal paesaggio che si parava davanti ai nostri occhi, abbiamo sognato di attraversare le montagne passando giorni e giorni immersi nella natura?

Alcune persone hanno deciso di realizzare quel desiderio, dedicandosi alla pratica del through-hiking.

Che cosa è il “through-hiking”

Il through-hiking, altrimenti detto thru-hiking, è comunemente definito come il percorso da un capo all’altro di un sentiero escursionistico, solitamente lungo almeno 100 chilometri (gli americani preferiscono 100 miglia, circa 161 chilometri) e/o che richieda almeno 7 giorni di cammino.

Il sentiero va percorso rigorosamente a piedi e tutto in una volta.

Il thru-hiking è oramai una pratica diffusa in Nord America e sta prendendo piede in molti paesi europei e nel resto del mondo.

Personalmente mi piace di più l’idea di associare al termine thru-hike un concetto più “geografico”: un thru-hike dovrebbe consentire l’esplorazione di un dato territorio, da un capo all’altro.

GR20 Lac de Nino (Fonte: Jean-Baptiste Bellet – Flickr)

Il GR20 (180 km), che attraversa per intero la Corsica, è quindi un thru-hike, come lo sono i più famosi Appalachian Trail (3.510 km) che percorre i monti Appalachi sulla costa orientale degli USA e il Pacific Crest Trail (4.286 km) che ne attraversa la costa pacifica, dal Messico al Canada.

Lungo l’Alta Via dei Monti Liguri (Fonte: www.turismo.beniculturali.it)

Sull’Appennino ligure e dintorni…

Poiché non c’è una vera regola per definire la percorrenza di un sentiero come un thru-hike, secondo me l’Alta Via dei Monti Liguri (AVML – 440 km) ha tutte le caratteristiche del thru-hiking e, in particolare: lunghezza e ambiente naturale.

A questo proposito segnalo che su eay2trail.com sono disponibili, per il momento, le Guidebook di 7 tappe dell’AVML.

Ma sull’Appennino ligure passano anche alcuni percorsi che, essendo più brevi ma non per questo non impegnativi, possiamo definire “itinerari a lunga percorrenza”, come le Vie del Sale, la Via Marenca, oppure il Cammino di Santa Limbania.

La forma più semplice di thru-hiking è quella definita cabin-to-cabin, in cui ogni tappa del percorso termina presso una struttura ricettiva (un rifugio, ma anche un ostello o un hotel in un paese lungo il proprio itinerario) in cui è possibile dormire e spesso anche acquistare del cibo.

In questo senso, il sito altaviainfoh24.com fornisce informazioni sulle strutture ricettive lungo l’AVML.

Perché mi pacerebbe provare a percorrere un thru-hike?

Principalmente per amore della natura. Perché mi emoziono alla vista di una montagna illuminata dalla luce del tramonto o durante il silenzioso e fugace incontro con un animale selvatico.

Perché vorrei evadere, cambiare prospettiva, guarire dalle ferite che mi bruciano dentro.

A voi non piacerebbe?

 

Per chi pratica gli sport outdoor – come gli amici di easy2trail – conoscere quale sia la corretta alimentazione per ottenere la massima prestazione dal proprio corpo durante lo svolgimento di attività accomunate dalla fatica quali il trekking, lo scialpinismo, la mountain bike o ancora il trail running o lo speed hiking, è di fondamentale importanza.

dieta-sana

Come migliorare la nostra performance sportiva raggiungendo il top

Cosa mangiare prima e dopo un allenamento, soprattutto i “lunghi”? Come gestire dal punto di vista nutrizionistico una gita in montagna? Come nutrire la massa magra e perdere quella grassa?

Queste alcune delle domande sull’argomento alle quali ho cercato di dare una risposta non improvvisata.

Quando ho iniziato a frequentare una palestra mi sono affidato ad un team competente, giusto? Allo stesso modo, quando ho cercato di migliorare la mia performance sportiva e imparare come funziona il mio “motore” (in realtà piuttosto spompato), mi sono affidato ad una dietista.

Io mi sono affidato ad una professionista seria e competente, con un presente da sportiva (è una triatleta di ottimo livello): la dottoressa Alice Nattero.

La mia esperienza

Il mio problema era che avevo un fisico iperidratato e ipernutrito, dotato di una più che accettabile massa cellulare attiva, ma i miei muscoli non lavoravano in modo efficiente.

Ogni fisico è diverso, anche se all’apparenza può sembrare simile e ci sono mille e più variabili che la dietista ha analizzato.

Ecco le valutazioni che la dottoressa Alice Nattero ha effettuato alla prima visita:

VALUTAZIONE ANTROPOMETRICA

Ha permesso di individuare le mie caratteristiche fisiche e metaboliche, lo stato di accrescimento e la predisposizione all’ipertrofia della muscolatura e del grasso corporeo.

VALUTAZIONE DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA

Valutazione qualitativa della massa corporea: ha permesso di stimare la quantità di grasso corporeo e massa magra, per giungere ad una stima del peso ideale, ottenibile tramite la dieta e allenamento coadiuvati.

ANAMNESI ALIMENTARE

Cioè la valutazione delle mie abitudini alimentari e delle implicazioni di queste con le mie caratteristiche fisiche e con l’attività svolta.

STRUTTURAZIONE PIANO DIETISTICO

Elaborazione di una dieta basata sui miei parametri fisiologici, abitudini e gusti personali. In particolare la dottoressa Nattero mi ha consigliato una dieta a ridotto contenuto di zuccheri semplici.

Sapete quanto può migliorare la nostra performance, semplicemente mangiando in maniera ottimale per il nostro fisico? Scoprirlo vi sorprenderà!

Il mio intento con questo articoletto non era quello di darvi consigli mirati o specifici (non sono in grado!), ma quello di darvi qualche spunto per ragionare sul perché l’alimentazione, soprattutto per noi che pratichiamo sport outdoor con regolarità, è estremamente importante.

Prossimamente vi proporrò l’intervista che farò alla dottoressa Alice Nattero e vi ricordo che SOLO recandosi di persona in uno studio di professionisti si può avere il quadro completo di ciò che serve al VOSTRO corpo…non a quello di Kilian Jornet o Franco Collè!

E voi quanto siete attenti all’alimentazione prima e durante l’attività fisica?

 

(Fonte: www.pxhere.com)

Per chi sale a passo veloce una montagna, l’arrivo in vetta rappresenta sempre una specie di conquista, un momento magico, personale e intimo.

Ricordo ancora l’emozione che mi ha attraversato da capo a piedi quando, giunto in vetta al Monte Zerbion lungo il percorso del Cervino X Trail di qualche anno fa, ho avuto davanti ai miei occhi tutte le cime del massiccio del Monte Rosa davanti a me.

E’ stato qualcosa di indescrivibile!

Ma anche se non si è in gara, quando si arriva in cima la soddisfazione aumenta quando, ancora ansimanti, rivolgiamo lo sguardo in basso, verso il sentiero che abbiamo percorso che si snoda e si fa largo tra le piante lasciandosi alle spalle il bosco.

Così come noi, che dopo molta fatica ci lasciamo alle spalle il caos e la frenesia della vita di città, per una giornata o un pomeriggio, o solo qualche ora di riconnessione totale con la natura. E forse con noi stessi.

Questo è lo speed hiking, questa è la corsa in montagna: rispetto, fatica, curiosità, gioia.

Sentimenti che ci portiamo a casa, una volta ridiscesi, e che durano nel tempo.

Namastè.

Ricordate il famosissimo romanzo di Umberto Eco?

“Il nome della rosa” è racchiuso tra le mura di un’abbazia.

I sette giorni che compongono il manoscritto creato dalla mente di Umberto Eco e narrato dalla voce di un ormai anziano Adso da Melk (al tempo dei fatti narrati giovane novizio benedettino), si susseguono alla fine di novembre 1327 (quindi in pieno periodo medioevale) tra le fredde mura di un luogo buio e misterioso, coperto dalla nebbia e scosso dal vento, popolato da un diabolico assassino che sembra seguire alcuni versetti dell’Apocalisse che annunciano i segni che precedono l’Anticristo.

L’abbazia descritta da Adso non è mai esistita.

Il manoscritto da cui Eco fittiziamente trae ispirazione per “Il nome della rosa”, non indica con precisione dove essa sia collocata, anche se “le congetture permettono di disegnare una zona imprecisa, con ragionevoli probabilità che il luogo sorgesse lungo il dorsale appenninico, tra Piemonte e Liguria.” 

Adso e il suo maestro Guglielmo da Baskerville, partirono “seguendo la linea montana in direzione dei cammini di San Giacomo” – è scritto nell’incipit – per approdare molto probabilmente nei dintorni di Genova.

Adso ricorda così l’arrivo all’abbazia: “…Il mattino del nostro arrivo, quando già eravamo tra i monti, a certi tornanti, era ancora possibile scorgere, a non più di dieci miglia e forse meno, il mare…”.

Il Monte Tobbio (Fonte: Wikipedia)

Secondo alcuni, la descrizione potrebbe forse coincidere con il Monte Tobbio (1.092 m.) posto al centro del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e non distante dalla Tappa n° 23 dell’Alta Via dei Monti Liguri.

Infatti il mare, in linea d’aria, dista circa sedici chilometri, cioè “dieci miglia o forse meno”.

E nessun altro punto, lungo il crinale appenninico che divide Liguria e Piemonte, è così vicino al mare. Elementare, Adso?

 

Inizia il 2019, “Anno del Turismo Lento”.

In questo ultimo periodo ne ho sentito parlare spesso, per cui mi sembra legittimo dare credito alle parole dell’ex-ministro del turismo Dario Franceschini.

È dedicato a chi vuole viaggiare in Italia a passo lento. Trekking, bicicletta, treni storici, passeggiate a cavallo, l’importante è viaggiare con lentezza.

Che cosa intendiamo per turismo lento e quali sono le sue caratteristiche?

Il turismo lento rappresenta sicuramente una forma di turismo in costante crescita, ma sono soprattutto i numerosi significati che si nascondono in questa definizione a costituire il maggiore interesse ma anche un’enorme opportunità soprattutto per quei luoghi, al momento meno conosciuti o al di fuori delle rotte turistiche più gettonate, di costruire una propria identità da offrire al viaggiatore.

Il turismo lento è fatto di conoscenza del territorio, non del suo consumo; non va sbrigativamente confuso con altre forme, magari similari, come il turismo enogastronomico, il turismo all’aria aperta, il cicloturismo, il turismo culturale, e altri simili. E’ un concetto che li racchiude e va oltre questi.

Lo “slow tourism” è una nicchia di turismo che si propone quale alternativa al “tutto e subito”, con ritmi che consentano di vivere il “viaggio”, di guardarsi intorno concedendosi il tempo di osservare, di assaporare, di ammirare e di vivere l’esperienza di un luogo, di ascoltarne le storie.

La ricchezza storica e culturale di tutti i nostri territori nazionali e lì, sotto gli occhi di tutti: deve solo essere riscoperta e messa a disposizione di un pubblico, nazionale e internazionale, pronto ad apprezzarla e farla diventare la propria esperienza.

L’Italia è attraversata da una fitta rete di cammini.

Non solo religiosi ma anche culturali, storici, naturalistici e spirituali, la cui lunghezza è stimata intorno ai 7.000 chilometri. Questa stima è però approssimativa, poiché molti di più sono i chilometri costituiti da percorsi che non sono ancora stati valorizzati e quindi sono sconosciuti, o quasi, ai più.

Se molti sono gli italiani che conoscono la Via Francigena – che con i suoi mille chilometri unisce il Passo del Gran San Bernardo a Roma e che costituisce l’equivalente italiano del Cammino di Santiago de Compostela – sono sicuramente meno coloro che hanno sentito parlare, per parlare della regione in cui vivo, dell’Alta Via dei Monti Liguri (AVML – 440 km sullo spartiacque dell’Appennino ligure).

Nell’Anno del turismo lento, voglio offrire un piccolo contributo alla (ri)scoperta dell’Alta Via, attraverso la pubblicazione sul sito www.easy2trail.com di Guidebook (Guida + Roadbook) dedicate per il momento alle tappe dell’AVML che percorrono il territorio della Città Metropolitana di Genova.

Sono gratis per tutti e facili da consultare.

Buon cammino!