Qualche settimana fa, durante una gita in montagna con alcuni amici, ho avuto il battesimo con una situazione mai sperimentata: il faccia a muso con un cane da pastore.
Vi racconto cosa è successo.
Avevamo deciso di salire al Monte Mongioie (m. 2.630), la seconda vetta delle Alpi Liguri, da Viozene. E’ un’escursione che avevo già fatto in passato e quindi non nutrivo particolari apprensioni.
Partiti da Viozene (m. 1.245) abbiamo raggiunto con passo spedito il Rifugio Mongioie (m. 1.520) e, dopo una sosta per una Coca, siamo ripartiti.
Primo incidente di percorso: abbiamo “cannato” la direzione per Pian dell’Olio ma, una volta realizzato l’accaduto, non ci siamo scomposti più di tanto. Abbiamo istantaneamente riprogrammato il percorso: anziché fare il giro del Mongioie in senso antiorario, lo avremmo fatto in senso orario, passando dalla Gola delle Scaglie.
Ci siamo quindi inerpicati a testa bassa seguendo una vaga traccia in salita. La pendenza si stava facendo via via più severa (ma niente in confronto alla Gola delle Scaglie) quando abbiamo incrociato un sentiero marcato con un segnavia rosso (in verità piuttosto stinto).
Convinti che avremmo da lì a poco intercettato anche il sentiero per la Gola (cosa poi regolarmente avvenuta), abbiamo iniziato a seguirlo fino al…centro di una mandria di mucche che stazionava beata lungo il sentiero.
Ignari, abbiamo iniziato ad attraversarla facendoci delicatamente largo fra i ruminanti che si spostavano al nostro passaggio.
Ma poi ecco il secondo incidente di percorso: GRRRRR! Si para davanti a noi un cane da pastore che ringhiando mostra i suoi canini.
Mentre i miei compagni di escursione si allontanavano, aggirando la mandria e togliendosi dallo sguardo torvo del cane (non gli hanno lasciato il tempo di valutare con attenzione quale dei tre fosse più succulento), rimango a tu per tu con lui.
Devo dire che, pur non avendo io particolari paure nei confronti degli animali, non è stato propriamente piacevole.
Mi sono sentito come Fantozzi e Filini nel “Secondo Tragico Fantozzi”.
Memore della scena, ho provato a dirgli: “Buono Fido!”, poi ho provato con “Buono Fuffy” e ancora: “Buono Boby”. Ma niente!
Appurato che il cane non aveva il minimo senso dell’umorismo (ma come fa a non aver visto il film?), ho cercato di non innervosirlo ulteriormente – in definitiva stava facendo il suo lavoro – urlando o agitando scompostamente i bastoncini (anche se li avevo bassi con le punte rivolte verso l’animale). Ho iniziato a indietreggiare senza voltargli le spalle e mi sono allontanato fino a raggiungere i miei coraggiosi amici.
Menomale che non si chiamava Ivan Il Terribile XXXII!
Abbiamo quindi fatto un giro “a pene di segugio” per ritrovare il sentiero per la Gola delle Scaglie e proseguire nella nostra gita…