Genova mia che scendi e che sali (6)
Verso il mare
Giro quindi le spalle alla chiesa e inizio la discesa: mi sembra subito precipitosa, ripida, invitante.
A sinistra vedo il campo di calcio inaugurato negli anni ’70, che ha preso il posto del “Lagaccio”, il bacino idrico voluto da Andrea Doria per irrigare i giardini del Palazzo del Principe. L’acquedotto in muratura per collegare l’acqua al parco della sua umile dimora ? fu realizzato attorno al 1540.
Se per salire ho impiegato una decina di minuti circa, mi è venuto spontaneo pensare che avrei potuto impiegarne altrettanti per scendere a Principe. Conto sbagliato!
Infatti, mentre nel primo tratto il tracciato della cremagliera corre parallelo alla crêuza ma quasi subito scompare dietro le case colorate, il percorso pedonale invece segue un’altra traccia.
Salita Granarolo
Il primo tratto di discesa è caratterizzato da una striscia di mattoni rossi compressa tra due strisce di bitume gettato alla “belin di cane” sulle antiche pietre (scusatemi, ma non mi viene un’espressione che renda meglio l’idea ?)
Incrocio a destra Via della Chiassaiuola che proviene dall’abitato di Granarolo e mi porta verso il passo del Cardellino, indicato da una targa difficilmente leggibile.
Che mistero i nomi di queste viuzze!
Mi piace pensare che siano riferiti a utensili e aspetti della vita contadina che caratterizzava queste colline prima che fossero assalite dal cemento.
La crêuza riprende un po’ le sue caratteristiche mentre ai lati cancelli coperti di ruggine lasciano immaginare lo splendore antico di ville abbandonate o in rovina.
Il panorama sulla città è superbo.
Nel tratto più abbandonato della discesa (o della salita, se preferite) si scorge il vecchio cancello che dava accesso alla Porta di Granarolo.
Prima del ritorno in città, una villa dal profilo rigoroso cattura la mia attenzione: è una villa del tardo ‘600 appartenuta ai Lomellini che nel 1895 fu acquistata dal Comune di Genova che l’ha resa sede della scuola media Nino Bixio.
Continuo a scendere e, attraversata Via Bari approdo a una nuova discesa.
Salita di San Rocco
Sulle prime non sembra un granché. Soprattutto se confrontata con il tratto appena percorso, punteggiato di ville, mura e apparizioni fugaci di gatti.
Nel primo tratto si incontra la chiesa di San Rocco di Principe.
San Rocco: il santo invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali e come protettore degli animali.
Come a Camogli.
Altra evidenza delle caratteristiche “rurali” di questa parte di città qualche secolo fa.
Oltre la chiesa la situazione “precipita”, nel senso che la discesa acquista pendenza fino alla sorpresa di una nuova porta con la sua brava Vergine custode.
Poi l’infilata di tredici scalini che introduce dapprima a un altro precipizio di mattoni rossi e quindi, dopo una nuova apparizione dei binari, al rush finale.
Da qui la vista è scomposta su più piani: in primo piano il capolinea della Ferrovia; sullo sfondo gli yacht ormeggiati alla banchina dei Magazzini del Cotone; in mezzo gli edifici della Stazione Marittima e la Sopraelevata.
Un saluto al Miramare e al profilo della Lanterna, poi via verso casa passando per Strada Nuovissima e Strada Nuova…
(Fine)
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!