(Fonte: www.pixabay.com)

Nelle pagine che seguono cercherò di affrontare, senza pretesa di essere un esperto, un argomento che mi pare di particolare interesse per gli “outdoor enthusiasts”: l’uso del GPS in montagna.

Sono ormai diversi anni che utilizzo questo strumento nei miei giretti per monti, raccogliendo informazioni e divertendomi un poco anche con gli aspetti tecnologici che lo accompagnano.

Senza preamboli, voglio presentarvi alcune conclusioni cui sono pervenuto, avendo presente che esse sono basate solo sulla mia personalissima esperienza diretta:

  1. Il punto di partenza è pur sempre la vecchia e cara “cartina”: se non la sappiamo leggere, lasciamo stare il GPS… sarà scritto in cinese come lo è la cartina;
  2. Un uso consapevole del GPS presuppone che abbiamo dedicato un po’ di tempo a capire cosa ci sta dietro, tecnologicamente parlando, se non ci si vuole trovare nella situazione in cui è il GPS che ci porta a spasso senza sapere dove;
  3. Il GPS è uno strumento e come tale ha dei limiti intrinseci: le batterie si possono scaricare, possiamo passare in luoghi dove non riceve il segnale, ci può cadere rompendosi. In questi casi è di fondamentale importanza sapersela cavare anche senza di esso;
  4. Fintanto che camminiamo sui sentieri segnati (e, ovviamente, conosciamo i segnavia), il GPS è pressoché inutile: la strada da seguire l’abbiamo sotto i piedi. La situazione cambia di molto se o quando andiamo a fare camminate fuoripista oppure a pestare neve o ghiaccio: tanto più sono assenti i punti di riferimento, quanto maggiore è l’utilità del GPS;
  5. Chiariamo un’altra cosa importante: il fatto che un GPS abbia il supporto per la cartografia non vuol dire che questa sia presente nel dispositivo. In altre parole, non pensiamo che dentro questi GPS si possano trovare le mappe dei sentieri con i dettagli presenti per oggi solo sulle cartine “serie”. Se riteniamo che la cartografia sia per noi necessaria, dobbiamo acquistarla a parte (spendendo da poche decine di euro a circa 150 per la Garmin TrekMap Italia v5 PRO) oppure installare un’alternativa gratuita.

La maggiore utilità del GPS (ma soprattutto della tecnologia che ci sta dietro) l’ho trovata in due momenti distinti:

a) Nella fase di pianificazione dei miei “giretti”: prima di andare a fare un percorso che non conosco, mi metto al computer e costruisco lo schizzo di rotta elettronico. Questo esercizio mi fornisce alcune informazioni molto importanti, come:

  • lo sviluppo del giro che mi appresto a fare
  • il dislivello totale e il profilo altimetrico
  • una bozza della traccia che andrò a percorrere

In questo modo ho la possibilità di pianificare il giro con maggiori dettagli.

b) Nella fase di elaborazione dei roadbook contenuti nel sito, per i quali utilizzo i waypoint o punti di interesse registrati lungo l’itinerario percorso.

Un ultimo aspetto, se volete è quello più infantile, è il “divertimento” di correre a scaricare, non appena arrivato a casa, il giro appena fatto: per analizzare gli aspetti “prestazionali” (andatura, frequenza cardiaca ecc.), per toccare con mano i vari dislivelli percorsi (dopo averlo fatto con i piedi) e per costruirmi una mia libreria di tracce.

Dopo questa lunga e forse noiosa anticipazione (ma per me doverosa), veniamo agli approfondimenti, che verteranno su vari argomenti:

  1. Che cosa è e come funziona un GPS
  2. Caratteristiche del GPS per attività outdoor
  3. Che dati posso raccogliere con un GPS